Assunzione sbagliata: quanto costa davvero?
Le “cattive assunzioni” sono più costose di quanto si immagini
Un’assunzione sbagliata è uno degli errori più costosi e frequenti nelle aziende.
Secondo un report di Harvard Business Review, l’80% del turnover è dovuto a scelte sbagliate in fase di assunzione. Ma il dato più impressionante arriva da una ricerca di SHRM (Society for Human Resource Management): il costo di una “bad hire” può arrivare fino a 5 volte il salario annuo del dipendente, considerando impatto su produttività, clima interno, costi di sostituzione e danni indiretti.
Eppure, nonostante questi numeri, molte aziende continuano a sottovalutare il problema.
L’errore è spesso culturale: si pensa che basti una buona prima impressione o un CV brillante. Ma nel momento in cui si passa dalla teoria alla pratica – specialmente nei ruoli tech – ci si accorge che hard skill e soft skill raramente viaggiano insieme se non selezionate con metodo.
Un esempio concreto di assunzione sbagliata
Un’azienda del settore manifatturiero assume un Data Analyst per ottimizzare i processi di produzione. Il candidato ha un ottimo background accademico e conosce tutti i tool indicati nell’annuncio (SQL, Power BI, Python). Tuttavia, nei primi tre mesi non riesce a costruire dashboard realmente utili al business: non comprende le priorità dell’area operations, fatica a comunicare con i responsabili di produzione e non riesce a fare domande giuste per raccogliere i dati rilevanti. Risultato? Il progetto si arena, i manager perdono fiducia, e si riparte da capo – con un altro processo di selezione e tre mesi di tempo perso.
Altro esempio nel mondo startup
Una scale-up digitale inserisce un Full stack developer per accelerare il go-live di una nuova feature. Ma dopo 6 settimane emergono gravi falle nella sicurezza e l’intero codice dev’essere riscritto. L’azienda, nel frattempo, ha perso l’occasione di presentare la novità a un investor meeting chiave. Costo stimato dell’errore: oltre 100.000 euro, senza contare il danno reputazionale.

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I costi nascosti di un’assunzione sbagliata
Quando si valuta una “bad hire”, la tentazione è di fermarsi al costo diretto: lo stipendio pagato inutilmente o l’onboarding da rifare. In realtà, il vero impatto di un’assunzione sbagliata si estende in profondità e colpisce più dimensioni del business – molte delle quali invisibili a un’analisi superficiale.
Ecco i principali costi indiretti (ma reali) che ogni CEO e HR dovrebbe considerare.
1. Produttività persa
Una risorsa non in linea blocca i flussi, rallenta i progetti e genera colli di bottiglia.
Esempio. Un backend developer con poca esperienza reale in ambienti di produzione entra in un team Agile. Dopo un mese, il codice scritto è in ritardo, pieno di bug e non conforme agli standard DevOps. Il team deve fare refactoring, posticipare il rilascio e sacrificare sprint successivi per sistemare errori precedenti.
Costo stimato: 1–3 mesi di sviluppo perduti, ritardo go-to-market, costo opportunità.
2. Costi di onboarding e formazione sprecati
L’onboarding non è solo formale: comporta tempo di tutoraggio da parte di manager e colleghi, materiali, strumenti e accessi. Tutto da rifare.
Esempio. Il responsabile IT dedica 20 ore nel primo mese a formare un nuovo System Administrator, affiancandolo nelle procedure. Dopo 2 mesi, il collaboratore lascia o viene sostituito. Il team ha perso tempo e ha ridotto la propria produttività.
Costo stimato: 2.000–5.000 € solo in tempo uomo, senza contare l’interruzione del flusso di lavoro.
3. Morale del team e rischio turnover
Una risorsa sbagliata influisce sul clima interno: crea tensioni, rallenta il lavoro condiviso e costringe gli altri a “coprire” le sue inefficienze.
Esempio. Un project manager inesperto non sa coordinare un team di sviluppatori. I task vengono mal assegnati, le review sono superficiali e le call si trasformano in momenti caotici. Due sviluppatori senior iniziano a guardarsi intorno e uno cambia azienda.
Costo stimato: perdita di un talento valido + nuovo processo di selezione + demoralizzazione del team.
4. Ritardi e impatti su progetti critici
Nel mondo IT, un errore di assunzione può posticipare intere roadmap tecnologiche, con effetti a catena su clienti e stakeholder.
Esempio. Un data engineer inesperto viene inserito su un progetto di migrazione cloud. Non riesce a gestire le pipeline ETL, crea problemi di latenza, e i dati arrivano corrotti al sistema di reporting. Il cliente finale segnala anomalie e si blocca la dashboard direzionale.
Costo stimato: penali da SLA, perdita di fiducia, ore di lavoro extra per salvare il progetto.
5. Nuovo processo di selezione
Quando si sbaglia, bisogna ricominciare. Pubblicazione annunci, screening CV, colloqui, test tecnici, onboarding. Un ciclo che, se reiterato, diventa una spirale.
Esempio in ambito engineering. Un mechanical engineer assunto senza adeguato assessment lascia dopo 4 mesi. La posizione viene riaperta, ma la reputazione interna dell’azienda come “posto poco stabile” inizia a diffondersi nel settore.
Costo stimato: altri 6.000–10.000 € tra HR, tempo manageriale e comunicazione, con rischio danno reputazionale.
6. Decisioni sbagliate o pericolose
Quando una figura tecnica prende decisioni senza la competenza necessaria, le conseguenze possono essere critiche, soprattutto in ambiti come cybersecurity, compliance o architettura software.
Esempio. Un Security Specialist sottovaluta un alert critico. Dopo tre settimane, un ransomware blocca parte dei sistemi. L’azienda deve fermare le operazioni per un giorno intero.
Costo stimato: decine o centinaia di migliaia di euro.
In sintesi, un errore di assunzione può generare un effetto domino su team, progetti, clienti e cultura aziendale. E in un contesto dove la competizione sul talento tech è altissima, l’effetto boomerang può compromettere anche employer branding e capacità attrattiva.
In sintesi:
Voce di costo | Descrizione | Range stimato (€) |
---|---|---|
Stipendio e contributi sprecati | Retribuzione e oneri pagati alla risorsa prima dell’uscita o della sostituzione, se fattibile | 10.000 – 30.000 |
Onboarding e formazione interna | Tempo dei colleghi, affiancamento, accessi IT, materiale di formazione | 2.000 – 6.000 |
Perdita di produttività e rallentamento progetti | Output mancato, inefficienze, ritardi sulla delivery | 5.000 – 40.000 |
Impatto sul team e demotivazione | Calo performance dei colleghi, tensioni interne, disallineamento | 3.000 – 15.000 |
Turnover indotto | Dimissioni di colleghi validi a causa del clima negativo | 20.000 – 50.000+ |
Ritardi critici o errori progettuali | Sforamenti di budget, mancato go-live, interruzioni, penali contrattuali | 10.000 – 100.000+ |
Reputazione interna ed esterna | Danno all’employer branding e alla percezione dell’azienda da parte dei candidati o clienti | difficile da quantificare |
Nuovo processo di selezione e sostituzione | Costi diretti (job board, test, colloqui), tempo HR e manageriale | 5.000 – 15.000 |
Decisioni tecniche errate o rischiose | Scelte sbagliate in ambito sicurezza, infrastruttura, architettura software | 10.000 – 150.000+ |

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Prevenire un’assunzione sbagliata: il vero risparmio
Quando si parla di selezione del personale, l’errore più comune è considerare il recruiting come un’attività operativa e non strategica. Ma ogni assunzione è, a tutti gli effetti, un investimento ad alto impatto sul business. E come per ogni investimento, la fase di “due diligence” – cioè di valutazione accurata – è quella che fa la differenza tra successo e fallimento.
Prevenire un’assunzione sbagliata significa ridurre i costi nascosti, migliorare la produttività e proteggerne la cultura aziendale. Ma come si fa concretamente? Non si tratta di allungare i processi, bensì di renderli più intelligenti, predittivi e mirati.
Ecco i pilastri di una strategia efficace, soprattutto per ruoli tecnici e ingegneristici:
a. Analisi profonda del fabbisogno reale
Troppo spesso il recruiting parte da una job description generica o da un copia-incolla di vecchi annunci. Il rischio? Cercare il candidato “sbagliato per bene”.
✅ Una corretta prevenzione comincia da una mappatura accurata delle esigenze di business: cosa deve effettivamente produrre la risorsa? In quale contesto tecnico e culturale? Quali obiettivi deve raggiungere nei primi 6 mesi?
b. Ricerca attiva, non passiva (head hunting mirato)
Nel settore tech, i migliori talenti non rispondono agli annunci. Sono già occupati, ma potenzialmente disponibili se intercettati nel modo giusto.
✅ Utilizzare strumenti di headhunting data-driven, integrati con sistemi AI e database mirati, consente di accedere a un bacino invisibile ai canali tradizionali e ridurre drasticamente il tempo di vacancy.
c. Valutazione oggettiva e predittiva
Colloqui basati su sensazioni, “feeling” o domande casuali sono tra le prime cause di errori di selezione. Ancora di più quando si tratta di profili tech, dove le competenze vanno verificate sia tecnicamente che dal punto di vista del comportamento.
✅ Una prevenzione efficace include:
- test tecnici e coding challenge contestualizzati (no quiz generici)
- simulazioni di casi reali (es. bug fixing, project breakdown)
- assessment comportamentali e mappatura delle soft skill
- utilizzo di proxy skill (competenze trasferibili osservate attraverso comportamenti passati)
d. Allineamento tra HR e Manager
Il rischio di mismatch aumenta quando chi seleziona e chi coordinerà la risorsa non parlano la stessa lingua. Questo accade spesso nei team IT, dove il recruiter valuta il profilo con criteri generici e il CTO cerca skill specifiche di stack o metodo di lavoro.
✅ Un processo virtuoso prevede co-design del profilo tra HR e line manager, criteri di valutazione condivisi e feedback strutturato dopo ogni colloquio.
e. Inserimento strutturato e onboarding strategico
Anche il miglior candidato può fallire senza un onboarding adeguato. L’inserimento non è una formalità, ma una fase cruciale per garantire produttività e ingaggio.
✅ Prevenire significa anche:
- definire obiettivi di apprendimento chiari
- assegnare un mentor tecnico
- fornire una roadmap di inserimento progressivo
- monitorare i primi 90 giorni con momenti di feedback
Il risultato della “prevenzione”?
- Riduzione del turnover
- Team più coesi e produttivi
- Delivery più rapida e di qualità
- Migliore brand reputation interna ed esterna
- ROI misurabile sul recruiting
Conclusioni? Ogni assunzione sbagliata è un’opportunità persa
Soprattutto nel contesto tech, dove la competizione sul talento è altissima e i margini di errore si pagano cari, non si può più delegare il successo di un’assunzione al caso o alla sola “sensazione positiva” in colloquio.
Le conseguenze di un inserimento errato vanno ben oltre il costo economico: impattano i progetti, i team e, in ultima analisi, la capacità stessa dell’azienda di innovare e crescere.
Per questo motivo anticipare i problemi – e non solo reagire – è oggi una delle forme più concrete di efficienza organizzativa, serve un approccio di selezione che combini comprensione del business, accuratezza tecnica e capacità predittiva.
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Partner di EgoValeo
Ho maturato una lunga esperienza in ambito HR ed, in particolare, nella ricerca e selezione del personale qualificato. Ho iniziato la mia carriera in una multinazionale del settore ICT & Telco, ricoprendo diversi ruoli nell’ambito HR. Nel 2010 ho fondato EgoValeo, società specializzata nel tech head hunting. Sono coach certificata ICF e Coaching by Value.